Pagare meno tasse sul lavoro autonomo

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Sono tanti in Italia i giovani che vorrebbero avviare un’attività in proprio o di lavoro autonomo. Cioè che scoraggia le iniziative imprenditoriali è l’elevata pressione fiscale che grava su di esse. Non va meglio per i liberi professionisti agli inizi della carriera.

Le tasse che gravano sul lavoro autonomo e sulle imprese sono composte essenzialmente da contributi Inps, Iva, Inail e relative addizionali regionali e comunali. Tra affitto, utenze e tasse, una piccola impresa si trova spesso a dover sborsare la metà di quello che guadagna.

E’ chiaro che il sistema fiscale, così come è impostato, scoraggia le piccole iniziative a favore di quelle grandi. E’ come se lo stesso sistema fosse studiato solo per i ricchi o per le grandi imprese che realizzano fatturati milionari.

Come riuscire a lavorare autonomamente con un sistema fiscale prevalentemente iniquo ed ingiusto? Certamente iniziando con il lavoro o con le prestazioni occasionali. Questa modalità di lavoro riguarda prevalentemente le prestazioni d’opera di natura intellettuale.

In genere, il lavoro diventa occasionale quando la prestazione non supera i trenta giorni lavorativi ed i cinquemila euro annui per lo stesso committente. Nelle prestazioni occasionali si è soggetti al pagamento della ritenuta di acconto, che viene versata dallo stesso committente, consentendo al lavoratore di percepire soltanto il compenso netto.

A marzo di ogni anno, i collaboratori occasionali ricevono a casa la certificazione dei compensi percepiti, da inserire nella dichiarazione dei redditi. Il quadro normativo del lavoro autonomo occasionale è, però, ancora non chiaro e definito, perché esistono lavoratori occasionali che dopo aver superaro il reddito annuo di cinquemila euro si sono ritrovati iscritti d’ufficio alla previdenza obbligatoria.

La regola pertanto è di operare in regime occasionale quando non si superano i cinquemila euro netti di reddito annuo, in tutti gli altri casi bisogna aprire partita Iva ed iscriversi all’Inps. Per i redditi annui inferiori a 30 mila euro si può scegliere il regime dei contribuenti minimi che esenta dall’Iva, ma non si può evitare il pagamento dei contributi previdenziali, obbligatori anche se il lavoratore autonomo non guadagna nulla ( altra distorsione del sistema fiscale italiano).

Fonte immagine: maurofranco.biz

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