Investire nei titoli petroliferi

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Esistono delle realtà che si risentono poco degli effetti della crisi economica. Tra queste, anche l’energia delle fonti tradizionali. Se le Borse scendono, infatti,  alcune materie prime fondamentali per la produzione di energia salgono.

E’ il caso del petrolio, definito da tempo, l’oro nero. Il suo principale prodotto finito, la benzina,  sta ormai sfiorando i due euro al litro. Un vero e proprio dissanguamento per gli automobilisti che farebbero bene a trasformarsi in investitori, per tentare di guadagnare dai rialzi del petrolio piuttosto che perdere per le spese del carburante.

Essenzialmente la commercializzazione di petrolio riguarda il Light crude, un greggio con bassa presenza di zolfo usato per produrre la benzina e il Bent, un greggio di alta qualità estratto nel Mare del Nord. Simile al Bent è anche il WTI un greggio estratto in Texas.

La quotazione del petrolio è influenzata dal Bent, quindi i rialzi della benzina non sono un buon indicatore per investire nei titoli petroliferi. Lo scambio di petrolio fisico avviene tramite dei contratti a termine, tra cui troviamo i futures.

Con questi contratti, due parti si impegnano rispettivamente a vendere e a comprare una determinata quantità di petrolio a un prezzo prefissato e slegato dalle possibili fluttuazioni del mercato.  I contratti per lo scambio di petrolio possono a loro volta essere scambiati trasformandoli in titoli finanziari aventi per oggetto il petrolio.

Il valore dei futures è espresso in dollari e ogni contratto rappresenta 1000 barili di petrolio. I futures possono essere sottoscritti dagli investitori come si fa con i titoli azionari.

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