Fuga di Cervelli, inutile tenerli in Italia se Paese non in grado a comprenderne il Valore

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bioRoma, 3 maggio 2010Giorgia Petrini, autrice del libro “L’Italia che Innova” e ideatrice del progetto “Side Leaders” , nel corso di un’intervista rilasciata in esclusiva al Blog Startupper.biz rileva, a proposito dell’ormai annoso problema della “Fuga di Cervelli” che “ il problema non è frenare la fuga di cervelli (per la quale la globalizzazione rappresenta una grandissima opportunità), ma dargli un vero motivo buono e valido per farli restare in Italia”.

E’ quindi, secondo la Petrini, soltanto un problema di opportunità, che nel nostro Paese sono molto ristrette tali da non rendere conveniente, se non ad una fascia molto piccola di persone valide, di restare con profitto in Italia.

E’ comunque possibile, anche qui nel nostro Paese diventare giovani imprenditori anche se “manca una componente puramente culturale e generazionale che preclude ai nostri giovani di potersi immaginare oggi futuri imprenditori di domani, soprattutto se sono figli di due operai, cosa che ad esempio in settori come l’high tech non ha nessuna importanza in termini di risultato; dall’altro mancano i necessari strumenti formativi “del fare impresa” che possano trasferire alle nuove generazioni quell’input di auto imprenditorialità necessario a potergli permettere di immaginarsi leaders di un’azienda propria.

A questo proposito, La Petrini, lancia una piccola e simpatica provocazione che tira in ballo addirittura un ipotetico fondatore di un Facebook italiano, “Mark Zuckerberg, classe 1984, l’esempio sicuramente più noto a tutti oggi grazie a Facebook, è riuscito paradossalmente a ricoprire un pezzo di ecosistema mondiale fatto di persone, economie, professioni e ricchezza sociale. Se si fosse chiamato Marco Zucco e fosse nato in Italia, ci sarebbe riuscito lo stesso? Ammesso che Marco Zucco avesse inventato Faccialibro qui da noi, che fine avrebbe fatto? Quando dico questo il mio pensiero attraversa un mondo tutto italiano che va dalle università, alla legislazione, dalla mancata comprensione di certi strumenti da parte nostra alla incapacità di porsi nella condizione di cercare almeno di trovare il modo per farli diventare un valore aggiunto per il nostro Paese… Non avremo nessun modo per frenare la fuga di cervelli fin quando questi ragazzi non avranno “il desideri o” di restare qui perché sapranno di potersi confrontare con un contesto che ne comprende la dinamica e ne valorizza l’enorme potenziale.”

La Petrini conclude l’intervista con un invito destinato agli start-upper italiani, precisando che si rivolge a quelli “veri al di là delle mode del momento” stimolandoli a dare il meglio di se stessi “Quello che dico sempre è di non mollare mai. Se amano il proprio Paese e vogliono restare in Italia non si devono abbattere e devono imparare a credere fermamente nel fatto che la prima cosa importante nella vita è cercare di fare tutto il possibile per fare quello che gli piace e ottenere quello che vogliono. “

Chi è Giorgia Petrini?

Imprenditrice seriale dal 1995, CEO e Partner di Gpa Gruppo Progetti Avanzati, azienda operante in settori di forte specializzazione high tech nel mondo IT per il B2B, con clienti come Poste Italiane, Bnl, Intesa San Paolo, Rai, Agusta, ecc.
Vincitrice del premio nazionale Tular 2009 e del premio giovani eccellenze d’impresa del comune di roma nel 2010.

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