Come avviare un Orto a Km Zero

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La crisi investe tutti i settori e, giorno dopo giorno, diventa sempre più difficile non solo trovare un posto di lavoro stabile, ma anche mantenere quello che si ha già. Se le aziende chiudono, tagliano, razionalizzano ciascuno deve pensare per sé, trovare un’idea.

In molti, sfruttando il successo della filosofia green e la nostalgia dei sapori genuini, per guardare avanti si sono voltati indietro. Come? Rispolverando i panni del nonno contadino e buttandosi in prima persona, armati di vanga, alla riscoperta della terra e dell’agricoltura.

Apparentemente, nel creare il proprio orto poco fuori città, un paradiso verde in cui coltivare ortaggi e legumi di prima qualità da consumare freschi, non vi è nessuna novità. Ma se a diventare agricoltori della filiera corta sono gli animali da ufficio, esperti di informatica e comunicazione, è un altro paio di maniche, ovviamente arrotolate.

Si parte dimezzando la filiera produttore-consumatore, che negli orti km0 di ultima generazione è davvero cortissima. Si vendono le verdure direttamente sul posto, nei farmer’s market di stampo anglosassone, tramite bancarelle ai bordi delle strade ma anche sperimentando il pick your own. Si tratta di una pratica divertente e innovativa che permette al consumatore di raccogliere da sé, con la famiglia e gli amici, le verdure che desidera direttamente nell’orto. Il risparmio è nella mancanza di intermediari, di trasporto e di imballaggio e il prodotto vanta una genuinità e una freschezza impossibili da trovare nei punti vendita della grande distribuzione.

Questa è solo la base e offre, di per sé, parecchi vantaggi. Le sperimentazioni, tuttavia, sono ancora più gustose.

Ed ecco che spuntano gli orti virtuali, a cui il cliente può attingere con pochi clic per ricevere ogni settimana i prodotti freschi direttamente sulla porta di casa. Un servizio di abbonamento, modificabile in qualsiasi momento, adatto a tutti coloro che hanno poco tempo per fare la spesa ma non vogliono rinunciare alla qualità di quello che mangiano.

I contadini 2.0 hanno fatto anche di più, dando la possibilità ai clienti di adottare online una porzione dell’orto. Il cliente, in questo caso, può scegliere cosa coltivare nel suo orto – nel rispetto della stagionalità e della tipicità degli ortaggi – e seguirne la crescita tramite una fotogallery sempre aggiornata nell’area riservata del sito internet. Per i più creativi ci sono anche lo spaventapasseri e la targhetta con il nome.

Per gli ex baristi e ristoratori, infine, si può allestire nell’orto un chiosco per il consumo sul posto. In un ambiente ameno e piacevole, a contatto con la natura, sarà possibile servire semplici piatti a base dei prodotti dell’orto, da gustare rigorosamente con un coperto ecologico e biodegradabile.

Già che ci siamo, perché non organizzare workshop per insegnare a trasformare gli ortaggi, corsi di horticultural therapy e visite didattiche destinate alle scuole e alle famiglie? Nell’orto km0 e 2.0, oltre agli ortaggi, si coltiva la creatività giusta per mettersi in proprio e avere successo. Gli esempi e le idee non mancano.

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