Tornare a stampare la Lira, perché sarebbe la soluzione più efficace per uscire dalla crisi

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Lira
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Uscire dall’Europa, lasciare l’Euro e tronare ad essere un paese indipendente con una propria moneta, magari la vecchia cara Lira, sarebbe secondo gli economisti l’unica soluzione per uscire da una crisi che non può far altro che peggiorare.

Il Pil è ormai a livelli storici, erano 14 anni che non si registrava un Prodotto Interno Lordo così basso, la produzione industriale è molto simile a quella che si poteva avere negli anni ’80 e Renzi prospetta tagli che vanno dai 20 ai 25 miliardi di euro per far fronte al disavanzo dell’Unione Europea, in tre anni, il che triplicherebbe anche gli obiettivi di risparmio delineati nella Legge di Stabilità.

Per l’Italia è una situazione insostenibile, se non si fa qualcosa il crollo sarà inevitabile, tra errori politici ed economici la nazione si sta trovando ad affrontare spese insostenibili e un’economia che non può che peggiorare, soprattutto se si vanno a guardare i dati che riferiscono dei prestiti bancari alle imprese, in calo nonostante il tasso al 4,5%.

Il debito pubblico è al 135,6% nel primo trimestre di quest’anno e l’inflazione a zero no può far altro che aumentarlo.

La soluzione sarebbe quindi quella che l’Italia si imbarcasse in un investimento economico per uscire dalla crisi e come detto ad inizio articolo, secondo una simulazione di Scenarieconomici.it è caldamente suggerito un ritorno alle origini. Produrre la propria moneta, staccarsi dai tassi di cambio e diventare indipendenti permetterebbe all’Italia di recuperare sul fronte della crescita.

Lo scenario previsto dal sito citato in precedenza fa capire come un ritorno alla Lira sarebbe economicamente vantaggioso per l’Itala e decisamente meno per la Germania:

• Disoccupazione: in calo all’8% in Italia, in aumento sopra l’8% per la Germania.
• Inflazione: oscillante tra l’1,5% e il 3,5% per l’Italia. Tra l’1,5 e il -1,5 per i tedeschi.
• Deficit: in miglioramento verso pareggio di bilancio quello italiano, tra lo 0 e il 3% quello tedesco.
• Debito pubblico: In discesa verso il 105% il nostro, in salita al 90% per la Germania.
• Partite correnti (esportazioni): per l’Italia variabili da un surplus dell’1% a uno del 5,5%. In Germania oscillanti tra surplus in discesa dal 7% del pil a un deficit dell’1%.
• Crescita PIL: in recupero fino al 2% il nostro. Pressochè fermo quello teutonico.

A parlarne è anche il professor François Heisbourg, presidente dell’International Institute for Strategic Studies nel suo ultimo lavoro: “La fine del sogno europeo“, che descrive l’euro come un incubo, sostenendo che prima lo si smantella meglio è per tutti. Perché se non si prende atto della crisi dell’euro, il rischio è che essa travolga la stessa costruzione dell’Unione Europea.