Sopravvivere al precariato

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Con la spaventosa crisi economica globale non sarà facile creare ulteriori posti di lavoro, specie di natura fissa e stabile. A dominare il mercato saranno le temporanee disponibilità o scarsità di denaro a cui si contrapporranno posti di lavoro che dureranno finchè ci saranno i soldi.

Il futuro professionale, dunque, sarà sempre più instabile e precario e questo “stile di vita”  si ripercuoterà inevitabilmente sugli equilibri dei lavoratori.

Studi e indagini rilevano, infatti, che i precari si ammalano più facilmente, sia a livello fisico, ma soprattutto a livello psicologico dove gli effetti dello stress dovuti al precariato agiscono in maniera pressante. In questo quadro bisogna tentare delle soluzioni per uscirne o, almeno, per migliorare quello che si presta a essere migliorato.

Il precariato interessa principalmente le professioni intellettuali, per cui la sconfitta di un’esistenza precaria va fatta o scegliendo di emigrare all’estero o cambiando lavoro. Il percorso del cambiamento lavorativo deve essere ben ponderato e legato alle attuali condizioni del mercato.

Esistono casi di coppie laureate precarie che si sono reinventate avviando attività nel campo della ristorazione o nella vendita di prodotti alimentari. Certo per chi ha studiato e faticato, rinunciare ai propri sogni può rappresentare l’anticamera della depressione.

Se l’adattamento a un nuovo lavoro è troppo difficile da sostenere, soprattutto a livello psicologico e le possibilità di emigrare all’estero sono impossibili da attuare, bisogna sforzarsi di credere nel proprio sogno professionale, magari reinventandosi come lavoratori autonomi attraverso delle prestazioni freelance offerte in telelavoro tramite il web.

Forse si lavorerà sempre in modo precario, ma almeno ci si sentirà più soddisfatti perché lo si farà in maniera autonoma e senza dipendere da aziende che assumono senza pagare o che licenziano in poco tempo.

Fonte immagine: Blog Leonardo

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