Emergenza lavoro e flessibilità

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Gli ultimi dati Istat sulla disoccupazione non lasciano scampo: in Italia si è superato l’8%, certamente meno rispetto ad altri Stati europei, ma troppo per i Paesi ad economia avanzata come la nostra. Il dato allarmante riguarda la disoccupazione giovanile, che nella fascia di età inferiore ai 34 anni vede senza lavoro il 31% dei giovani.

In alcune regioni, però, l’emergenza lavoro, o meglio il dramma di chi non lavora, assume proporzioni spaventose. Nel Meridione, ad esempio, se si sommano i giovani senza lavoro e le donne inattive o escluse dal mercato, la percentuale dei senza lavoro supera di gran lunga la metà, creando una sorta di baratro tra gente che non lavora o non ha mai lavorato e altri che hanno sempre mantenuto lo stesso posto di lavoro.

L’Europa avrebbe stanziato 8 miliardi di euro per risolvere l’emergenza lavoro, eppure a dispetto delle misure e degli aiuti si parla ancora e si continua a parlare di flessibilità. Lo ha fatto persino il presidente del Consiglio Mario Monti intervistato in Tv e che si è espresso con una battuta che ha fatto infuriare il mondo dei disoccupati, dei precari e dei lavoratori flessibili, ovvero che il posto fisso sarebbe monotono.

La battuta ha scatenato un putiferio anche se le intenzioni del premier si riferivano ai cambiamenti radicali del mercato del lavoro e alla necessità di un lavoro flessibile più pagato. La rabbia dei disoccupati e dei precari però ci sta tutta.

Flessibilità in Italia è sinonimo di sfruttamento, di scarsi guadagni , di stage infiniti, di impossibilità di chiedere un mutuo, di crearsi una famiglia e fare figli.

Un posto stabile e ben pagato permetterebbe alle persone di avere una vita dignitosa e un futuro altrettanto decente o normale. La flessibilità vera va ripensata nell’ottica di compensi più elevati e di sostegni al reddito quando non si lavora e di misure efficaci per il reinserimento del lavoratore flessibile.

In caso contrario la flessibilità non sarà mai praticabile e anche se “noioso”, meglio il posto fisso, perché essere flessibili all’italiana, alla fine stufa.

Fonte immagine: 100news.it

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