Per quanto riguarda l’indicizzazione dei contenuti web, un articolo pubblicato dal sito Webmasterpoint.org rivela lo stato disastroso del livello di indicizzazione dei contenuti italiani. L’articolo, che può ben rappresentare una vera e propria inchiesta giornalistica, inizia con un titolo ad effetto: “ Internet fa schifo in Italia”.
L’espressione non è molto elegante ma centra l’obiettivo, ovvero attirare l’attenzione sul livello di posizionamento dei contenuti web in Italia. Secondo l’articolo, ma l’opinione è condivisa da parecchi utenti del mondo web, i contenuti italiani non sono ancora ben indicizzati da motori di ricerca, specie quelli unici e di qualità.
Ai primi posti dei risultati emergono sempre più spesso quelli di grandi siti costruiti con articoli brevissimi che rimandano a una serie di link e di banner pubblicitari. Articoli di approfondimento e testi realizzati con taglio giornalistico diventano invece sempre più rari in Italia.
Gli editori web investono poco in questo campo è vero, ma è anche vero che i contenuti unici e di qualità non sempre finiscono sulle prime pagine dei risultati, specie quando fanno capo a piccoli siti. Il web italiano punta quasi sempre a realizzare profitti pubblicitari ( quando ci sono) con il minimo sforzo ed i motori di ricerca non sembra abbiano l’intenzione di valorizzare il web italiano come merita.
Sempre l’articolo di Webmasterpoint ipotizza che probabilmente Google voglia lasciare il web italiano nelle mani di Facebook, come dimostra l’indicizzazione di molti articoli postati sul social network.
Mentre in America i nuovi algoritmi di Google funzionano a dovere, valorizzando i contenuti di qualità, in Italia, la temuta scure di Google Panda non è ancora entrata a pieno regime.
Il web italiano intanto continua a mostrare articoli ripresi e ricopiati da altre fonti, sempre più simili l’uno all’altro e frutto spesso del lavoro gratuito di tantissimi collaboratori ed articolisti che certo non possono avere la colpa di scrivere male o di scopiazzare quando non vengono nemmeno pagati.
Molti piccoli editori web, che puntano sulla qualità, stanno pensando di produrre contenuti in inglese, dove i parametri di indicizzazione sono più standardizzati. Ma non sarebbe anche giusto dare valore ai contenuti nella propria lingua, invece di essere costretti ad “emigrare” anche lavorando online?
La risposta a questa domanda potranno darla solo i motori di ricerca, da cui dipende, purtroppo o per fortuna, gran parte del destino del web italiano.
Fonte immagine: Seoposizionamento.it