In questi tempi
Le cooperative possono godere di una detassazione sulle imposte dei redditi e sull’Iva e possono fruire di contributi e agevolazioni da parte dello Stato e degli enti locali. Il fine delle cooperative non deve essere però quello della speculazione privata, ma della reciproca cooperazione tra i soci. In pratica, come asserito anche dalla Costituzione italiana, le cooperative hanno come fine quello mutualistico, sia a favore dei soci che della collettività, e per questo fine vanno adeguatamente sostenute e valorizzate.
Le cooperative possono anche richiedere dei pagamenti per i loro servizi e prodotti, ma l’oggetto della cooperativa dovrà essere prioritariamente finalizzato alla mutua assistenza tra i soci. Le cooperative, in base al loro oggetto statutario, possono essere agricole, di produzione, turistico culturali e sociali. Queste ultime si dividono in cooperative di tipo A e di tipo B.
Le cooperative sociali di tipo A si occupano esclusivamente di servizi socio assistenziali, mentre quelle di tipo B possono gestire altre attività ma con l’obbligo di avere tra i soci almeno un 30% di soggetti svantaggiati. Il numero minimo di soci per aprire una cooperativa è di nove, mentre se i soci sono da tre a un massimo di otto, si parla di piccola cooperativa.
Le quote di capitale sottoscrivibili da ogni socio vanno da un minimo di 25 euro a un massimo di 75 mila euro. La cooperativa si costituisce come qualsiasi altra società: redigendo un atto costitutivo presso un notaio.
Il costo per avviare un’impresa in forma di cooperativa è relativamente contenuto e si aggira intorno ai due mila euro, escluso il capitale che servirà all’acquisto delle attrezzature per il lavoro. Ma queste spese potranno essere ripartite tra i soci o finanziate dai soci sostenitori, ovvero coloro che aderiscono alla cooperativa senza ricoprire il ruolo di soci lavoratori.
Fonte immagine: legacoop.fc.it