Vincere il precariato o adattarsi?

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Il titolo lavoro_precariofa un po’ effetto perchè  sappiamo benissimo che nessuno avrà mai la voglia o il coraggio di adattarsi ad un lavoro definito precario.

Il precariato può essere vinto e superato non adattandosi ad esso, ma adattandosi ai naturali mutamenti del mondo del lavoro.

Le radicali trasformazioni delle economie globali hanno mutato in maniera irrevocabile le modalità di accesso e di uscita dal mercato del lavoro.

Ieri un lavoro era per sempre, il classico posto fisso. Oggi non è più così. Per precario si intende, infatti, un lavoratore a scadenza o non stabile. Senza voler entrare nel merito delle scandalose retribuzioni di giovani che lavorano otto ore al giorno con contratti a progetto, vogliamo provare a fare alcune considerazioni sul modo di affrontare le esperienze lavorative definite “precarie”.

Il precariato impazza moltissimo nelle professioni cosiddette intellettuali, segno che la cultura nostrana non ama premiare i cervelli, ma, piuttosto, il lavoro manuale.

Ai cervelli però è permesso anche lavorare in proprio, magari offrendo consulenze.

Il precariato si può superare solo se lo si vive come un periodo temporaneo della propria vita in cui si possono acquisire esperienze in seguito spendibili per un’attività autonoma.

E’ il caso dell’Informatica, dell’Editoria Multimediale, della Comunicazione. Proporsi a più clienti permette, nel tempo, di poter creare un giro d’affari tipico di un’attività autonoma.

Fonte delle immagini: www.talkbehind.com/no-pensione-per-3-500-donne-statali

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