Uno dei settori professionali con il maggior numero di precari è sicuramente il giornalismo. La condizione di precariato in tale ambito risale a molto tempo prima dell’arrivo della legge Biagi o del Pacchetto Treu e si rifà essenzialmente al ruolo stesso del giornalista che può essere pubblicista o professionista.
Il primo collabora esternamente al giornale, fornendo degli articoli, il secondo lavora all’interno delle redazioni. Attualmente, però, con la crisi dell’editoria, entrambe le figure vivono il dramma del precariato o della disoccupazione. Il pubblicista perché condannato a collaborare a vita con i giornali ed il professionista perché in assenza del posto fisso, è costretto a fare altrettanto.
La situazione del precariato giornalistico si fa drammatica nelle regioni del Sud dove questa condizione interessa un nutrito numero di giornalisti, che vivono una precarietà lavorativa selvaggia anche dopo i 40 anni. Emblematico di questo dramma, è il suicidio di un collega di Brindisi, 41 anni, collaboratore precario di un quotidiano pugliese che si è impiccato ad un albero del giardino di casa. La notizia è stata lanciata dall’Ansa.
Questa morte rappresenta l’ennesimo suicidio del lavoratore precario. Era accaduto lo stesso a Palermo, quando un giovane ricercatore a cui non venivano date speranze per un futuro stabile, si è tolto la vita lanciandosi dal settimo piano dell’università.
Ma può il suicidio essere l’unica soluzione al dramma del precariato? La risposta è certamente no perché chi muore finisce quasi sempre per essere dimenticato, mentre i problemi restano, per cui la soluzione più giusta e ragionevole è quella di attivarsi per superare questa condizione.
In primo luogo contattando le associazioni regionali della stampa per capire se esistono degli strumenti di tutela legale e poi iniziare a ragionare in termini del tutto nuovi,come dei professionisti, magari cercando di creare delle cooperative editoriali con altri colleghi precari, per la fornitura di contenuti e di servizi di impaginazione di interi blocchi di giornale. Anzi, i servizi di impaginazione in esterno sono molto richiesti dagli editori.