Si allarga a macchia d’olio la protesta lanciata lunedì scorso dagli autotrasportatori siciliani e anche se i media nazionali non hanno dato una grande visibilità alla manifestazione, su web, giornali e Tv locali si susseguono le notizie sull’andamento della protesta.
Ieri i manifestanti hanno avuto un incontro con il presidente della Regione Raffaele Lombardo che si è impegnato a risolvere le questioni di sua competenza, mentre per quelle di ordine nazionale ( le accise sui carburanti) chiederà un incontro con il premier Monti.
Il cuore della protesta, dunque, che riguardava proprio l’aumento del costo del gasolio e della benzina, dovuto alla crescita delle accise, si dovrà discutere a Roma e mentre a mezzanotte di oggi i Tir concluderanno lo sciopero, non si fermerà quello delle altre categorie di manifestanti ( agricoltori, studenti e pescatori) riuniti nel “ Movimento del Forconi” che hanno deciso di manifestare a oltranza fino a che non riceveranno risposte e soluzioni concrete.
Il movimento di protesta sta raccogliendo adesioni anche in altre parti d’Italia, come Calabria, Puglia, Lazio e Sardegna. Sulla pagina Facebook, il Movimento dei Forconi ha raccolto in poche ore circa 60 mila adesioni.
Quella che era iniziata come una protesta legata a una determinata categoria di lavoratori, si è ormai trasformata in una vera e propria rivendicazione sociale che comprende qualsiasi categoria, dagli studenti, ai disoccupati, alle casalinghe.
Negli ultimi 40 anni in Sicilia non si era mai visto nulla di simile: gente comune per strada che rivendica i propri diritti e chiede alla classe politica interventi decisi e mirati alla soluzione degli annosi problemi che affliggono la popolazione dell’Isola.
Le condizioni di miseria e povertà dei siciliani rispecchiano esattamente quelle indicate dall’ultima indagine Istat, con famiglie sul lastrico, aziende sotto la morsa di fallimenti e pignoramenti e una disoccupazione di proporzioni spaventose.
I commentatori economici hanno definito l’Isola una vera e propria “polveriera” o una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all’altro. La protesta ha creato indubbi disagi, con distributori a secco e supermercati senza merce.
Oggi molte attività economiche in Sicilia sono rimaste chiuse, ma il sentimento comune che lega tutta la popolazione è che la protesta è legittima e giustificata da condizioni di vita ormai divenute insopportabili.
Lo conferma anche la decisione di importanti gruppi imprenditoriali, come i centri commerciali di Modica che hanno deciso di chiudere per oggi i negozi, per marciare assieme al movimento dei cittadini.
Alcuni manifesti esibiti dagli scioperanti riportano la scritta:” La rivoluzione parte dalla Sicilia”. Visto quello che sta accadendo abbiamo ragioni per credere che il dissenso popolare avrà origine proprio dall’Isola che dopo anni di silenzi e sottomissioni forzate ha finalmente trovato il coraggio di dire “Basta!”.
Fonte immagine: blogsicilia.it