Risparmiare comprando prodotti Made in Italy

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Una persona che non arriva a fine mese la si può riconoscere dall’odore delle sue scarpe o delle sue borse e o del suo abbigliamento: un odore forte che si riferisce a prodotti Made in China”. Queste le riflessioni a cui molti di noi giungono dopo aver fatto shopping e aver comprato a poco prezzo prodotti fabbricati in Cina che, però, poi, si possono anche rivelare pericolosi per via dell’odore emanato dai materiali usati per produrli.

Molto consumatori, da qualche tempo, per azzerare il rischio di respirare sostanze tossiche,   riescono a evitare i prodotti cinesi comprando, a poco prezzo, i prodotti Made in Italy. Eppure tra un prodotto fatto in Italia e un altro sempre a marchio Made in Italy si assiste a delle sostanziali differenze di prezzo. Prendiamo, ad esempio, le calzature: esistono modelli Made in Italy che costano 25 euro e altri che ne costano 100.

Il segreto della differenza di prezzo sta nel fatto che i modelli più economici potrebbero non essere veramente Made in Italy. Non si tratta però di una contraffazione o di falso Made in Italy, ma di prodotti in cui almeno due delle principali fasi di lavorazione sono state realizzate in Italia. Lo prevede un decreto tutto italiano che distingue tra prodotti 100% Made in Italy e prodotti realizzati “prevalentemente in Italia”.

La vicenda che rivela queste sottigliezze giuridiche è riportata in un articolo della testata on line News food, che smonta l’efficacia di questa legge evidenziandone anche le incongruenze.

“Prevalentemente”, nel vocabolario italiano, vuol dire che una cosa è predominante, prevale sull’altra, mentre dire “Made in Italy” quando un prodotto è realizzato al 50% in Italia e al 50% all’estero ( probabilmente anche in Cina) è cercare la solita scusa all’italiana per giustificare e tollerare un Made in Italy che non esiste e non è affatto tale.

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