Lingua Inglese, non più un tabù per gli studenti universitari

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Secondo le statistiche diffuse da IELTS, il test di certificazione linguistica internazionale, il livello di conoscenza dell’inglese da parte degli studenti italiani è notevolmente migliorato negli ultimi anni.

I dati sono stati recentemente diffusi dal British Council, l’ente britannico per le relazioni culturali e la diffusione della lingua inglese nel mondo.

Il Quadro Comune Europeo di Riferimento per le Lingue Straniere, schema promosso dal Consiglio d’Europa nel 2001 per favorire la moblità internazionale di studenti e lavoratori, prevede sei livelli di conoscenza linguistica (in ordine crescente di importanza: A1, A2, B1, B2, C1, C2).

Nel 2009, tra gli studenti italiani che hanno sostenuto il test IELTS, solo l’1% ha conseguito un risultato inferiore a B1 (15%), generalmente ritenuto livello-soglia al termine delle lauree triennali. Quasi la metà dei candidati invece si colloca sul livello B2 (48%), sul quale si basano alcuni corsi di lingua delle lauree triennali e molti di quelle specialistiche. Significativo il fatto che oltre un terzo degli studenti si collochino al livello C1 (36%), mentre ancora stenta la perfezione: appena l’1% riesce a raggiungere il livello più ambito, il C2.

Il test si struttura in quattro prove corrispondenti alle abilità linguistiche fondamentali: ascolto, lettura, scrittura e conversazione. Le pecche maggiori degli italiani, secondo le statistiche, sono nelle ultime due prove (soprattutto la scrittura, in Italia si scrive poco, tanto meno in lingua straniera), mentre l’abilità per la quale i candidati risultano più preparati è la lettura, forte della vasta diffusione dell’inglese su vari supporti.

Generalmente, per l’accesso ai corsi di laurea nei paesi anglofoni si richiede un B2 (in alcuni casi il C1 a seconda della disciplina o del prestigio della sede accademica), mentre per master e dottorati si parte dal C1 ma in alcuni casi è necessario il C2.

British-Council-plaque-001IELTS è sostenuto prevalentemente da studenti (a partire dal penultimo anno dei licei), ma anche da lavoratori che ambiscono a migrare in paesi anglofoni (es. Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti) i cui uffici immigrazione richiedono necessariamente una prova di conoscenza della lingua straniera ai fini della concessione del visto di lavoro.

Il nuovo formato europeo del Curriculum Vitae, peraltro, prevede obbligatoriamente l’indicazione della conoscenza delle lingue straniere specificandone i livelli per le singole abilità fondamentali (ascolto, lettura, scrittura e conversazione). Sul sito dell’Unione Europea è possibile creare il proprio CV in formato Europass e il Passaporto delle Lingue, dove è richiesta l’indicazione di una certificazione internazionalmente riconosciuta.

Sebbene la diffusione dell’inglese come principale seconda lingua nei paesi non anglofoni abbia provocato una proliferazione di certificazioni, sono poche quelle che godono di riconoscimento internazionale per via di un’adeguata affidabilità. Tra queste c’è proprio IELTS, i cui contenuti sono prodotti dall’Università di Cambridge, e la cui diffusione negli ultimi 5 anni è cresciuta a livello esponenziale nel mondo (oltre due milioni di certificati nel 2010), Italia compresa.

Nel nostro Paese sono sempre più le facoltà universitarie e i centri linguistici che, in luogo delle prove interne che non godono di alcuna validità all’estero, per incentivare l’internazionalizzazione e la standardizzazione dei metodi di valutazione delle competenze, riconoscono ad essa crediti formativi ed esoneri da idoneità o esami.

Tutte le informazioni sulle certificazioni linguistiche sono disponibili sul sito del British Council http://britishcouncil.it

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