Lavoro: quale futuro per quello tradizionale?

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Crisi economica, rivoluzione informatica e globalizzazione hanno prodotto grandi mutamenti nel mercato del lavoro, rendendolo più instabile e meno garantito. A subire le maggiori conseguenze di queste radicali trasformazioni è stato il lavoro tradizionale, ovvero quello che si svolgeva in maniera manuale e presso una sede fisica.

Gli impieghi presso industrie e aziende agricole si sono ridotti sempre di più, lasciando il passo a nuovi ruoli e nuove figure professionali legate ad attività tecniche, intellettuali o più flessibili. Il passaggio dal lavoro tradizionale a quello informatico non è stato, però,  repentino e per certi versi stenta ancora a decollare e a trovare una sua dimensione concreta e reale.

Il risultato di questo passaggio lento, ma inesorabile, è l’elevatissima perdita di posti di lavoro nei settori tradizionali ( agricoltura e industria) e l’aumento del numero di disoccupati. Le posizioni di lavoro create dalle nuove tecnologie sono strettamente limitate alla funzionalità della tecnologia stessa, che consente di produrre di più, ma con meno personale. Nel futuro le operazioni chirurgiche potrebbero essere eseguite da robot, riducendo la necessità di assumere medici specializzati.

Attraverso un comando centralizzato, un solo medico chirurgo potrebbe riuscire ad azionare più robot contemporaneamente. Lo scenario, per il momento, è più ipotetico che reale, ma rappresenta comunque una possibilità. La rivoluzione tecnologia di oggi sta provocando quello che è accaduto durante la ben più famosa “Rivoluzione industriale” in cui si assistette allo spopolamento delle campagne e al trasferimento in fabbrica di milioni di persone.

Oggi, invece, si sta assistendo allo spopolamento delle campagne e delle fabbrice, ma a una difficoltà di inserimento nei nuovi settori creati dalla rivoluzione tecnologica. In campo informatico e digitale, infatti, proprio perché non è necessario avere una sede fisica, i posti di lavoro diventano più flessibili ed intercambiabili fra loro. Spesso non è nemmeno necessario trovare od occupare questi posti, in quanto basta inventarsi un’idea da divulgare online per creare dei business di successo e dunque anche lavoro.

Il lavoro tradizionale, in futuro, resisterà, ma non sarà più lo stesso ed assorbirà pochi addetti. Le nuove generazioni devono prendere coscienza di questo fenomeno per formarsi in maniera più adatta e più specifica, mentre le vecchie generazioni, quelle che stanno pagando il prezzo più alto della fine del lavoro tradizionale e che attualmente rimangono senza lavoro e senza pensione, hanno diritto ad essere sostenute da sane politiche di welfare.

Le trasformazioni ed i cambiamenti sono necessari e propedeutici all’evoluzione umana, ma non devono compiersi a spese degli altri o mietendo vittime innocenti.

Fonte immagine: Gazzettadellavoro.com

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