Lavorare come giornalista: pro e contro

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L’università sforna ogni giorno migliaia di laureati in Comunicazione, Editoria e Giornalismo. Tutti con il pallino della scrittura e con il sogno di entrare“nel gota” dell’editoria nazionale. Premesso che è del tutto sacrosanto e legittimo coltivare i propri sogni, bisogna anche considerare i pro ed i contro del mestiere di giornalista, mestiere fatto di poche luci e tante ombre.

Con le norme attuali, si diventa giornalisti ottenendo delle collaborazioni retribuite per almeno due anni con testate giornalistiche. Questo periodo di pratica permette l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. L’assunzione presso una testata per 18 mesi permette, invece, di svolgere il praticantato giornalistico per accedere all’esame di Stato che fa diventare giornalisti professionisti.

Si accede all’esame anche  frequentando i corsi di giornalismo delle scuole riconosciute dall’Ordine. Tutta la carriera del giornalista però è segnata da una terribile gavetta fatta di tante collaborazioni gratuite, articoli firmati o meno e poca possibilità di ottenere uno stipendio dignitoso dal proprio lavoro.

La crisi economica ha naturalmente aggravato un fenomeno già diffuso da sempre, ovvero lo sfruttamento degli aspiranti giornalisti. Ormai è anche difficile trovare delle collaborazioni giornalistiche retribuite, le uniche in grado di consentire l’iscrizione all’Albo dei pubblicisti. Il guaio è che le proposte di lavoro giornalistico non retribuito campeggiano ogni giorno in bella mostra su migliaia di siti web dedicati alle offerte di lavoro, quando in realtà simili annunci non sono affatto “di lavoro”.

La scrittura gratuita di articoli è ammissibile su un proprio blog personale, ma chi vuole lavorare come giornalista deve selezionare solo ed esclusivamente annunci di lavoro retribuiti.

Per ottenere delle collaborazioni serie è meglio contattare personalmente le testate giornalistiche, proponendo la stesura di notizie uniche, originali ed interessanti sia per la testata che per i suoi lettori. Inizialmente non sarà facile convincere i direttori ad avviare una collaborazione, ma per intraprendere la strada di un giornalismo serio ed adeguatamente remunerato bisogna necessariamente tentare questo approccio.

Nell’intraprendere la strada della professione giornalistica bisogna anche darsi un tempo per riuscire. In genere, se la gavetta si prolunga oltre i cinque anni, è meglio pensare ad altre professioni, perché il rischio che si corre, facendo i giornalisti sfruttati, è quello di restare precari a vita e in un’età, specie dai 40 in su, in cui sarà più difficile trovare un altro lavoro.

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