L’identikit delle donne che lavorano

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donna1Il tasso di occupazione femminile in Italia è basso. Al Sud, meglio non parlarne perché , spesso,  il lavoro femminile, nel settore privato, è un lavoro sommerso, in nero insomma. Da questa breve introduzione emerge un identikit molto chiaro delle donne che lavorano.

Nella fascia di età compresa tra i  50 e 60 anni si trova una quota di casalinghe e di addette al pubblico impiego; le cose cambiano radicalmente per la fascia d’età compresa tra i 30 ed i 40 anni. In questo caso le donne che lavorano sono precarie, addette nelle imprese private, imprenditrici, al Sud, spesso, lavoratrici in nero.

Dopo la fine del ciclo di studi, l’opportunità di lavoro viene offerta magari dalla famiglia, in seno all’azienda dei genitori ( se esiste), oppure nell’azienda dell’eventuale fidanzato o marito, oppure si chiede il contributo economico al padre/marito per avere un capitale che permetta l’avvio di un’attività in proprio ( contributi agevolati a parte).

Questo, in sintesi, l’identikit delle donne che lavorano, specie nel Mezzogiorno d’Italia, dove, se dopo il diploma o la laurea si decide di non emigrare, bisogna fare i conti con la costruzione di un’identità professionale che se vuole emergere dal lavoro nero, deve, comunque, dipendere da fattori affettivi e finanziari di “natura maschile”. Come tutti, anche le donne lavoratrici del Nuovo Millennio meriterebbero maggiori riconoscimenti a tutela del loro valore e della loro dignità di persone in grado di dare un contributo rilevante al mercato del lavoro.

Fonte immagine: cameracommercio.rg.it

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