Quest’estate si è parlato esclusivamente di IMU come se l’Italia non avesse altri problemi e ben più gravi. Non avranno risolto il problema della disoccupazione giovanile, ma la nostra casta politica in questi ultimi mesi è finalmente riuscita a cancellare l’IMU prima casa introducendo la service tax 2014.
A non pagare questa tassa saranno, in buona sostanza circa 19,7 milioni di prime case ad eccezione di quelle iscritte al catasto come abitazioni di pregio, catalogate come A1, A8 e A9. In questi casi l’aliquota di base è dello 0,4% e ciascun comune a sua discrezione potrà aumentarla o diminuirla di uno 0,2%.
A furia di tirare la coperta i piedi restano scoperti, e in questo caso i piedi d’Italia sono gli imprenditori, che sono chiamati a pagare un sostanzioso IMU su capannoni e laboratori aziendali, come se di tasse non se ne pagassero già a sufficienza. La delusione delle associazioni di imprenditori, prima fra tutte la Rete Imprese Italia e la Confimi è stata piuttosto palese: ci si aspettava un alleggerimento fiscale per le imprese, in seno a quella politica anticrisi di cui tanto si parla, invece capannoni, laboratori, negozi, botteghe da quest’anno saranno equiparate alle abitazioni di lusso e dovranno pagare con scadenza al 16 dicembre.
