Sembrerà pure insolito, ma in un periodo di crisi e mutamento del mercato del lavoro, la professione di Consulente del Lavoro, conosce una grande richiesta. Il successo della professione è determinato soprattutto per il fatto che il consulente si pone da intermediario fra le piccole, grandi o medie imprese ed il mondo del lavoro, aiutandole grazie a consulenze sull’organizzazione e gestione della forza lavoro, a raggiungere degli ottimi risultati.
Formazione
Potrà partire immediatamente dopo il diploma. Lo studente che intenda intraprendere la professione di consulente del lavoro non dovrà far altro che iscriversi presso un corso universitario specializzato o iniziare il proprio percorso di studio presso le università di Scienze Politiche, Giurisprudenza o Economia. Una volta ottenuta la laurea triennale, lo studente potrà inviare richiesta al Consiglio Provinciale dell’Ordine per l’inserimento del proprio nominativo nel registro dei praticanti. A quel punto dovranno trascorrere due anni di praticantato che giornalmente richiedono almeno una frequenza giornaliera minima di 4 ore che si dovranno svolgere presso uno studio di un professionista. Si potrà trattare di un avvocato, di un commercialista o magari di un ragioniere.
Trascorsi i due anni il futuro consulente del lavoro dovrà ottenere l’abilitazione alla professione attraverso l’esame di stato. Questo dovrà essere sostenuto nella propria regione di residenza e consisterà principalmente in due prove scritte ed una orale.
Fra le materie d’esame non potranno mancare temi sul diritto del lavoro, sulla legislazione sociale e argomenti di diritto tributario. In genere la prova non dura più di sette ore. Alla prova orale giungerà solamente chi ha sostenuto con successo quelle scritte e verrà testata la preparazione in fatto di diritto pubblico, privato e penale del candidato.
Solo dopo aver superato anche questa terza prova si diventerà a tutti gli effetti consulente del lavoro e si potrà iniziare a praticare, in autonomia, la professione.