I lavoratori immigrati iscritti al sindacato sono oltre un milione. In percentuale sono molti di più gli iscritti stranieri che quelli italiani. Il perché è semplice da intuire: la categoria dei lavoratori immigrati è più ricattabile , a loro vengono affibbiati i lavori più faticosi, spesso malpagati e con ore in eccesso rispetto a quelle stabilite nel contratto. Per questo hanno bisogno di maggior protezione.
I sindacati offrono consulenza anche per districarsi nel labirinto delle norme: in particolare negli ultimi tempi per dare assistenza nelle pratiche per le domande di regolarizzazioni delle colf e delle badanti.
Per potersi confrontare meglio con i lavoratori stranieri, nei sindacati sono presenti esponenti di vari paesi. Ad esempio come Kurosh Danesh, di origine iraniana, che si occupa del Comitato Nazionale Immigrate/i della CGIL. Danesh spiega come la legge Bossi –Fini abbia introdotto per il permesso di soggiorno un principio del diritto “duale”: l’immigrato per poter restare in Italia ha bisogno di un contratto di lavoro. Il datore che lo assume conosce questa regola e la usa a proprio favore per imporre delle condizioni lavorative più sfavorevoli.
I sindacati consentono a chiunque sia stato discriminato di porre in atto vertenze affinché gli vengano riconosciuti i propri diritti.