La sigla NEET sta a significare “Not in Employment, Education or Training” ossia “Non lavora, non studia, non si aggiorna”. E’ il termine di origine inglese con cui si indicano i giovani che si trovano appunto in questa sorta di “limbo”. Secondo la commissione europea i NEET sono in crescita in tutta Europa ma in Italia la cifra è particolarmente alta: il 21,2 % dei giovani nella fascia di età tra i 15 e i 29 anni.
Per entrare nel club spesso è sufficiente perdere il posto di lavoro. A causa della crisi economica è difficile trovarne un altro e continuare a vivere in famiglia resta l’unico sostegno.
E’ facile chiamarli bamboccioni, ma il più delle volte sarebbe gusto definirli “disillusi”. Oltre che da coloro che hanno abbandonato precocemente gli studi, una quota dei NEET è composta da laureati che si scontrano con un mercato del lavoro che li esclude.
Spesso l’offerta formativa universitaria italiana non tiene conto della realtà economica del paese e l’eccessiva enfasi data a certi tipi di studi, perlopiù in campo umanistico, distorce l’immagine che i giovani hanno dell’Italia: per i ragazzi è un paese con un settore terziario avanzato, in cui è quasi del tutto scomparsa l’industria. Quando la realtà è ben diversa…
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