Giovani e lavoro

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Il rapporto dei giovani italiani con il lavoro non è idilliaco. Non è che per i cittadini più maturi le cose vadano meglio, però, le nuove generazioni, oltre al dramma di non riuscire a trovare lavoro, si sono anche viste attribuire degli appellativi non proprio lusinghieri. Appellativi provenienti dalla classe politica che invece di  sostenere e incoraggiare i giovani,  li considera “mammoni”, “sfigati”, “ bamboccioni” e chi più ne ha più ne metta.

I dati sul rapporto tra giovani e lavoro parlano chiaro, purtroppo, e già bastano per non stare troppo allegri. Se poi ci si mettono pure i giudizi dei politici, allora davvero si rischia di non avere più speranza. Un giovane su tre in Italia è senza lavoro, nel frattempo cresce la schiera dei precari ( oltre tre milioni) e due milioni di giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni non studiano e non lavorano.

I numeri sono altissimi e invece di dispensare critiche e accuse bisognerebbe capire le cause del fenomeno che sono tante e diverse. In primis, le aziende italiane non amano pagare molto per le professioni intellettuali, in “secondis”, con la crisi in atto, ormai non si riesce più a trovare nemmeno un posto come pulitori di cessi perché questi posti vengono affidati volentieri a extracomunitari che si accontentano di stipendi più bassi e che spesso vivono in condizioni poco dignitose.

Per non essere chiamati sfigati i giovani dovrebbero laurearsi presto oppure lavorare e contemporaneamente studiare. Ma se lavoro non se ne trova coma si fa a lavorare e studiare contemporaneamente?

Giudizi impietosi anche per i ragazzi che vivono ancora in famiglia anche se sono vicini ai 40 anni. In alcune regioni del Sud questo modus vivendi è l’unico che permette di avere un’esistenza quantomeno dignitosa.

A vivere con i genitori non sono solo i single, ma anche coppie sposate che si dividono le spese delle utenze con i genitori, crescono bimbi piccoli senza pagare l’affitto e cercano come possono di andare avanti. In queste scelte non notiamo nulla di “bamboccesco”, anzi…

Sarebbe ora che anche i nostri governanti si rendessero conto della realtà in cui tanti giovani sono costretti a vivere, evitando di dispensare giudizi che sono solo irrispettosi di un popolo che ha dato e sofferto tanto e che finalmente meriterebbe di avere in cambio un futuro migliore.

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