Evitare la disoccupazione giovanile

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Secondo gli ultimi dati, la disoccupazione, in Italia, avrebbe raggiunto livelli intollerabili. Un giovane su tre, cioè il 30%, sarebbe senza lavoro e in alcune zone d’Italia, specie al Sud, la percentuale lieviterebbe anche al 50%.

La crisi dell’Euro e dei Paesi ad esso legati non accende molte speranze per un cambiamento di rotta e molti ragazzi si trovano a pensare alle soluzioni per sfuggire alla disoccupazione di lunga durata o senza speranza. Per evitare la disoccupazione, molti giovani scelgono di svolgere l’attività del padre.

Ma in questo contesto si registrano comunque delle situazioni molto singolari. Se è, infatti, facile trovare il figlio di un importante professionista, che intraprende l’attività del genitore, è difficile che il figlio di un lavoratore meno qualificato scelga la stessa qualifica del papà.

Questa tendenza non è nuova e non è legata alla crisi economica attuale, ma alla mentalità italica in cui i  “figli di papà” hanno da sempre avuto maggiori chance di lavoro e di “raccomandazioni” prestigiose, mentre i figli del ceto medio, oggi povero, restano al palo, intrappolati in un precariato  o in una disoccupazione senza speranza.

Per evitare la disoccupazione giovanile, va, anzitutto, evitato questo sistema nepotistico che premia solo i figli dei ricchi lasciando a piedi quelli dei poveri e poi va ripensato anche il percorso formativo e di studio in cui ci si deve concentrare di più sulle abilità e sul “saper fare” piuttosto che sulle nozioni teoriche spendibili solo in professioni intellettuali di cui il mercato italiano sembra non avere più bisogno.

 

Fonte immagine: La Politica Italiana.it

 

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