Donne e lavoro: come fare nell’arretrata Italia

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ChecchĂ© se ne dica, l’Italia è indietro nella virtuosa corsa alla paritĂ  dei sessi. Quasi a nulla sono servite le lotte femministe, il sangue e il sudore versati dalle nostre mamme e nonne, se tanti anni dopo siamo costrette a leggere certe statistiche.

Secondo l’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, peggio dell’Italia ci sono solo la Turchia e il Messico, tra i paesi aderenti all’organizzazione. Come spiega l’Organizzazione internazionale, migliorando l’accesso al mondo del lavoro delle donne e delle mamme, si contribuirebbe alla crescita del paese. Assumendo piĂą donne il Pil dovrebbe registrare un incremento pari all’1%. L’economia globale è in mano alle donne, spiega l’OCSE, che ha registrato una media del 65% di presenze femminili, contro il 51% italiano.

Qual è la soluzione?

La soluzione è semplice: il governo dovrebbe agire sulle politiche per la famiglia e garantire il diritto alla maternità. Per molte aziende i figli sono un ostacolo al lavoro e malgrado le tutele nominali approvate dai legislatori, le discriminazioni continuano a inquinare il mercato.

Anche in Italia, in un futuro prossimo – speriamo – saranno le donne a portare avanti il paese. Basta confrontare le performance di uomini e donne nel lavoro e negli studi: il sesso debole supera nettamente il sesso forte.

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