Disoccupazione: conseguenze socioeconomiche

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I dati recenti sulla disoccupazione in Italia sono allarmanti: il 30% dei giovani è senza lavoro, cresce anche la quota di cassaintegrati di età compresa tra i 45 e i 50 anni, mentre le regioni del Sud superano il record di disoccupati di lungo periodo con aree in cui i giovani e i meno giovani senza lavoro raggiungono e superano anche il 45%.

Insomma in alcune aree del Paese una persona su due non lavora. Tutto questo si traduce in conseguenze nefaste sia sul piano socioeconomico che su quello strettamente personale ed esistenziale. Le conseguenze socioeconomiche della disoccupazione sono sotto gli occhi di tutti: restringimento dei consumi, abbassamento della qualità della vita, ma non meno drammatiche sono le conseguenze personali, con una crescita esponenziale delle malattie depressive e dei casi di suicidio.

Alcuni ipotizzano anche dei legami tra i delitti a sfondo familiare che da qualche tempo “insanguinano” le notizie di cronaca e le preoccupazioni economiche che sempre di più pesano sull’equilibrio psichico degli individui.

Il quadro attuale è agghiacciante ed occorre intervenire al più presto per fermare una spirale di violenza e disperazione che non fa bene al singolo, ma nemmeno al sistema Paese.

Non si cresce se lavorano solo pochi eletti o privilegiati, non c’è sviluppo se ad avere accesso alle opportunità sono e saranno sempre i soliti noti o gli amici degli amici. Non si può sperare di rimanere in Europa con un bilancio statale con le toppe e un intero popolo senza pezze da mettere da nessuna parte.

Per uscire dalle conseguenze nefaste della disoccupazione esiste solo un’unica ricetta: detassare i poveri, aumentare la contribuzione dei ricchi ed investire sulla crescita. Quello che accade è, invece, il contrario: i poveri pagano quanto e più dei ricchi, non si investe sulla crescita e si aggiungono tasse su tasse.

Sembra di vivere la solita storia già trita e ritrita del potere che si accanisce sempre sui più deboli e che ha sempre portato a conseguenze terribili. Ricordate la Rivoluzione Francese? Non vorremmo mai che l’Italia arrivasse a simili esperienze.

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