Crisi e doppio lavoro

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doppio lavoro

Doppio lavoro: ecco come l’Italia risponde alla crisi che secondo alcuni scema ma che a detta dei lavoratori fa sentire ancora e pesantemente i propri strascichi. A mettere in evidenza il fenomeno un’analisi dell’Istat, che pone a confronto il numero dei lavoratori ufficiali occupati con posizioni lavorative registrate. Il risultato è di quelli che si notano: cinque milioni di italiani, e dunque un lavoratore su 5 possiedeno un doppio lavoro, il più delle volte non regolare.

Il fenomeno rispetto al 2009 è in aumento, alla faccia di chi parlava di crisi risolta, e il secondo lavoro diventa una scomoda realtà per tanti, tantissimi lavoratori, che per tirare avanti e chiudere dignitosamente il mese devono impegnarsi in un secondo lavoro. A vedere il potere d’acquisto dei propri soldi ridursi ai minimi termini soprattutto cassintegrati, lavoratori in mobilità che si danno da fare cercando un doppio lavoro e per questo vedono un’importante decurtazione nell’assegno mensile che ricevono. Un cane che si morde la coda insomma, una situazione priva di sbocchi.

Il settore che più si vede interessato dal fenomeno è certamente quello dei servizi seguito immediatamente dopo dal settore dell’agricoltura nel quale la maggior parte degli agricoltori lavorano la terra per altri e possiedono anche un proprio orto.

Ma ogni settore è colpito dal fenomeno: il commercio, gli alberghi, i pubblici esercizi non fanno differenza; la crisi infondo si è dimostrata democratica e ha colpito tutti.

Nemmeno i pensionati sono esenti: non è raro che questi nascondano il lavoro che svolgono o che continuano a svolgere per evitare che venga loro tolto o decurtato l’assegno che ricevono.

In qualche modo ci si dovrà pur arrangiare!

Quand’è che un doppio o addirittura terzo lavoro diventano irregolari? Quando le percentuali sulla tassazione non corrisponde al totale dei redditi che si percepiscono.

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