Viene da pensare che prima era tutto più semplice, almeno in campo lavorativo. C’era l’assunzione o la disoccupazione; niente di più chiaro.
Oggi la situazione è leggermente cambiata a causa dell’inserimento di nuove forme contrattuali non sempre chiare. Sono i co.co.co e co.co.pro. oggi a regolamentare la stragrande maggioranza dei rapporti lavorativi e influenzano il futuro della nuova generazione, che esplicitamente è stata definita generazione mille euro.
Il contratto di lavoro a progetto ha in parte sostituito il contrato di collaborazione coordinata e continuativa, il co.co.co per intenderci. Non che questo sia totalmente scomparso; oggi le collaborazioni coordinate e continuative gestiscono rapporti lavorativi specifici. Sono soggetti a co.co.co il lavoratori:
- del settore pubblico;
- che svolgono professioni intellettuali;
- che percepiscono pensione di vecchiaia;
- che offrono prestazioni nei limiti di 30 giorni e 5 mila euro annui.
- gli amministratori di società;
- i partecipanti a commissioni e collegi;
Il contratto a progetto, nuovo nato, è regolato dal decreto legislativo 276/03 e ha tentato di dare maggiore tutela al lavoratore autonomo e di limitare l’uso delle collaborazioni coordinate e continuative, dietro le quali il più delle volte si celava un rapporto di dipendenza. E’ bene dire che il tentativo ha riscosso poco successo.
Caratteri salienti del contratto a progetto sono:
- il collaboratore a progetto è considerato dalla legge un lavoratore autonomo e non dipendente;
- la presenza di progetto o programma o fasi di esso;
- l’autonomia del collaboratore in funzione del risultato;
- il coordinamento con il committente;
- la durata che deve essere determinata o determinabile;
- l’irrilevanza del tempo impiegato per l’esecuzione della prestazione;
- l’assenza di un vincolo di subordinazione.
Nel prossimo articolo approfondiremo sul modo nel quale la legge ha tentato di tutelare il collaboratore autonomo e come sono gestite le gravidanze, infortuni, malattie, assenze, etc.