Buoni fruttiferi postali, conviene davvero?

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Non sono Bot, non sono Cct e non sono Btp ma ci vanno molto vicini. Oggi parliamo di Bfp ossia di Buoni Fruttiferi Postali, che consentono di mettere da parte un piccolo bottino che potenzialmente crescerà, a patto che qualcosa da mettere da parte ci sia ancora.

Quel che fa gola dei Bfp è il loro costo esiguo e il rendimento annuale lordo del 7%, sicuro e niente male: non è un caso se molte famiglie li abbiano scelti come soluzione ideale per i propri risparmi tanto che il valore complessivo dei Bfp si aggira intorno ai 200 miliardi di euro.

Anche il prelievo fiscale sui rendimenti annualmente maturati è interessante e si attesta sul 12,5%, il più basso del settore a parità di garanzie.

A voler proprio cercare una differenza fra buoni postali e buoni del tesoro si scopre che i secondi sono quotati sul mercato (e dunque il prezzo si modifica ogni giorno in positivo o in negativo) mentre i Bfp non possiedono rischio di prezzo dato che chi ha investito ha l’opzione di farseli rimborsare quando ne ha necessità secondo il valore nominale con in aggiunta i rendimenti maturati.

Infine l’acquisto di questi buoni fruttiferi è gratuito: le uniche imposte che gravitano sopra i Bfp sono il prelievo fiscale al 12,5 sul rendimento e l’imposta di bollo pari allo 0,1% sul capitale investito (l’importo minimo annuale è di 34,2 euro).

Per acquistarli il risparmiatore può recarsi presso gli sportelli delle Poste Italiane e avere accesso ai nove tipi diversi di Bfp.

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