Bonus Inps, Reddito Minimo garantito di 500 euro al mese dai…

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Bonus Inps

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«Non per cassa ma per equità» è questo il titolo del rapporto Inps sulle pensioni che si propone di abbattere la povertà fra chi ha più di 55 anni garantendo una transizione alla condizione di pensionati più flessibile.

Tempo fa il progetto era stato bocciato perchè troppo costoso e politicamente e giuridicamente troppo complicato da realizzare, ma Tito Boeri, presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, insiste sul fatto che per aumentare le pensioni più povere non occorre aumentare la spesa pensionistica, ma bisogna intervenite su quelle esistenti con un’operazione-equità, inoltre punta sulla semplificazione della normativa e all’unificazione dei trattamenti contributivi e previdenziali fra gestioni diverse.

Nel rapporto si legge che la fascia d’età in cui la povertà è aumentata, addirittura triplicata nell’arco di sei anni, è quella che ruota intorno ai 55 anni; la normativa propone di istituire un «reddito minimo garantito» pari a euro 500€ (400€ nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente ultra 55enne, questo prenderà il nome di Sostegno di Inclusione Attiva per gli ultra 55enni.

Del sostegno ne godranno anche eventuali figli disoccupati, chi però ha una casa di proprietà verrà penalizzato rispetto a chi è in affitto; il tutto è comunque finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro.

I soldi per questi soldi di sostegno andranno ad intaccare le prestazioni assistenziali percepite al di sopra dei 65 anni di età e che oggi finiscono anche al 30% della popolazione con i redditi più elevati.

La proposta di legge andrà anche a rivedere i trattamenti in essere prevedendo per chi quelli più elevati, sopra i 5 mila euro, un contributo «equo» ottenuto attraverso l’immediato ricalcolo della pensione attraverso il sistema contributivo. Il ricalcolo sarebbe più graduale tra i 3.500 e i 5 mila euro.

Ulteriori risparmi verrebbero dal taglio dei vitalizi e delle pensioni sindacali.

Chi perderà in questa nuova proposta di legge saranno i circa 250 mila percettori di pensioni elevate e i più di 4 mila percettori di vitalizi per cariche elettive.

L’Inps propone quindi uscite anticipate a 63 anni e sette mesi, con una riduzione dell’assegno che si applica alla sola quota retributiva e che tende ad assottigliarsi nel corso del tempo, da qui si deduce che le diminuzioni medie non eccedono il 10-11% e diminuiscono negli anni.

Al governo non piace questo progetto di prelievo e Renzi commenta: «Penso sia un errore tagliare le pensioni, dobbiamo dare fiducia agli italiani»; intanto il portavoce del Ministero commenta: «I contenuti delle proposte di Boeri erano noti al Ministero del Lavoro, che le ha ritenute un contributo utile al dibattito sulla riforma delle pensioni, ma al momento si è deciso di rinviare perché quel piano, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi».

Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato ed ex ministro del Welfare parla di come il Senato ha accolto la proposta: «I gruppi di maggioranza del Senato hanno già detto di no alla premessa della proposta del presidente dell’Inps con un ordine del giorno di indirizzo accolto dal governo. Boeri con questo documento – sottolinea Giorgio Ambrogioni, presidente Cida (dirigenti e quadri) – criminalizza il 10% dei pensionati in quanto titolari di pensioni medio-alte dimenticando la loro enorme partecipazione al gettito Irpef».

Stefano Fassina ironizza: «Credo che il presidente dell’Inps debba ricordare quale sia il suo ruolo. Oppure si faccia nominare ministro del Lavoro e coerentemente faccia le proposte che ritiene» e il ministro dell’Interno Angelino Alfano conclude: «Occorre distinguere la demagogia dalle cose concrete. Quindi, ci sarà da studiare e vedere se l’intero sistema proposto regge».

Insomma la proposta non sembra piacere molto ai vertici di Roma, voi cosa ne pensate?