Tra i vari provvedimenti varati dal governo Monti, merita una trattazione a parte il cosiddetto “Decreto Sviluppo bis”. Si tratta di un articolato capitolo normativo in cui si gettano le basi per l’avvio di nuove start up all’interno del territorio nazionale. Una start up, secondo la definizione classica, è un’impresa di nuova costituzione che è in grado di attirare capitale di terzi.
Con le nuove norme, i giovani possono anche creare nuove imprese fortemente orientate all’innnovazione e allo sviluppo tecnologico. Il Decreto Sviluppo, infatti, ha definito per la prima volta in Italia il termine di start up innovativa.
Con questa definizione si identificano imprese che investono in ricerca e sviluppo. Per sostenere l’avvio delle start up italiane, la legge prevede anche alcune apposite agevolazioni. Intanto, per rientrare nella definizione giuridica di star up innovativa, la nuova azienda non deve essere costituita da più di tre anni, deve investire il 30% del suo capitale in ricerca e sviluppo e non deve superare i 5 milioni di euro di fatturato.
Altri requisiti della start up innovativa sono il 50% del capitale in mano a privati ed avere tra i dipendenti almeno un terzo tra ricercatori o laureati con esperienze di ricerca. L’avvio delle start up dipende sempre dal reperimento dei capitali necessari alla gestione dell’attività.
Per favorire il reperimento dei capitali, il Decreto Sviluppo prevede delle agevolazioni fiscali per investitori che acquistano le quote delle start up. Le agevolazioni riguardano una detrazione Irpef del 19% sulle quote possedute all’interno di start up innovative e una detrazione del 20% sul reddito imponibile derivato dall’investimento.
Queste agevolazioni sono possibili se l’investitore detiene le quote per almeno due anni. Le start up avranno anche maggiore flessibilità nell’applicare contratti a tempo determinato senza obbligo di pagare il contributo addizionale per l’Aspi ( Assicurazione sociale per l’impiego).
Altra agevolazione, la possibilità di pagare dipendenti e collaboratori con una parte di reddito variabile costituita dalle azioni della società. Il reddito di questi titoli sarà esentato dalle imposte.
A breve, le start up potrebbero fruire anche di prestiti bancari coperti dalla garanzia del Fondo centrale per le piccole e medie imprese. Facilitata anche la possibilità di rientro dalle perdite e l’eventuale procedura di fallimento.
Fonte immagine: Finanziamentiprestitimutui.com