Adsense e partita Iva

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Tutti i siti, dal più noto, al più recente e sconosciuto, ospitano ormai nelle loro pagine i famosi annunci di Google Adsense che permettono di ricavare dei guadagni periodici se questi stessi annunci vengono cliccati dai visitatori del sito ospitante. Come considerare questa esposizione pubblicitaria dal punto di vista fiscale?

La domanda è annosa e viene posta da tutti i soggetti coinvolti nell’affiliazione pubblicitaria più importante del web. Intanto bisogna considerare che il contratto di affiliazione di Adsense è aperto a tutti: imprese e privati che devono specificare il loro profilo fiscale quando sottoscrivono l’accordo di adesione al programma. 

La questione della partita Iva per l’esposizione degli annunci di Adsense è ancora molto controversa perché diverse sono le posizioni in merito. Alcuni tributaristi ritengono che l’esposizione continuativa di annunci pubblicitari in grado di generare reddito, debba essere soggetta ad apertura della partita Iva, mentre altri ritengono che se il programma non permette di superare un certo limite di reddito, i famosi 5 mila euro annui, i ricavi sono ritenuti occasionali e non necessitano di partita Iva.

L’obbligo di indicare la partita Iva nei siti web esiste al momento per le aziende. E per i siti di contenuti? La regola dice che se i siti sono aggiornati  con regolarità  e configurano un’attività esclusiva, prevalente e continuativa, si deve aprire la partita Iva, mentre se i siti fanno capo a privati che svolgono altra attività o vengono aggiornati senza regolarità,  si configurano come attività occasionale.

Nel sito gestito da un privato si deve indicare, ai sensi di legge, che non si tratta di un prodotto editoriale perché aggiornato senza fissa regolarità. In attesa di chiarimenti definitivi, il discorso della partita Iva con Adsense potrebbe ritenersi vincolato alle norme generali sulla regolarità ed esclusività dell’aggiornamento dei siti web.

Fonte immagine: guadagnaresoldionline.com

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